ora legale - i pareri contrari - l'ora legale in Italia - La direttiva CE 84/2000
L'ora legale è stata davvero accettata con generale soddisfazione di tutti?
Parrebbe proprio di no.
I pareri contrari sono numerosi e talvolta vibranti. In qualche caso clamorosi, come quello del sindaco di Città del Messico, che si è rifiutato di applicarla, o autorevolissimi, come quello del matematico ed astronomo Michele Rajna.
In Rete, sull'interessante sito Turisti per Caso, si è tenuto un sondaggio la cui lettura, fatte le debite premesse sulla non scientifica selezione del campione, rivela come in realtà la percentuale attuale dei contrari non sia poi così esigua. Non è così alta come quella registrata dal sito di sleepfoundation.org (che dichiara un 49% di contrari), tuttavia richiede la sua attenzione.
La contrarietà si può indicare come dettata da alcuni argomenti essenziali, comuni a genti diverse e, ci si passi il bisticcio, ad ogni latitudine. Cercheremo di riassumerne alcuni punti degni di nota, premettendo che Ottiolu.net non intende assumere alcuna posizione rispetto agli argomenti trattati e cerca invece di osservare, come sempre, la massima oggettiva neutralità.
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Intanto si segnala che una delle più concrete opposizioni viene dagli ambienti del lavoro naturale, per i quali l'applicazione di un'ora "ufficiale" dello Stato, contrapposta o sovrapposta all'ora solare, può effettivamente rappresentare solo una ben disturbante complicazione. In effetti, anche con l'ora legale i cicli biologici ed astronomici proseguono ovviamente con i loro ritmi immutati, quelli biologici continuano anzi a seguire quelli astronomici e giustamente nulla cambia nel lavoro dei campi e dell'allevamento: in ora solare, sempre alla stessa ora si dovrà infatti zappare, irrigare, mungere o quant'altro. Chi lavora in questi settori, perciò, si trova a dover riprogrammare tutti i rapporti con il mondo esterno alla sua azienda, con intuibile ed innegabile sofferenza pratica. Il "progresso" del terzo millennio sembra essersi proposto la progressiva eliminazione di queste attività, ma tuttora esse riguardano diversi milioni di famiglie italiane, milioni e milioni di cittadini italiani. Ma non solo: all'estero, ad esempio, per rispetto nei riguardi del suo mondo rurale, il Giappone si guarda bene dall'applicare la misura, ed anche la Francia, nel 1997, ne interruppe l'applicazione esattamente per gli stessi motivi. |
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Sulla scorta di taluni studi scientifici riguardanti gli effetti del cambiamento d'orario determinato dall'applicazione dell'ora legale, si sostiene che l'organismo di alcuni soggetti subisca disturbi o danni dallo sfalsamento dei ritmi biologici (determinati da condizioni oggettive esterne compulsive, prima fra le quali l'orario di lavoro), in primo luogo riguardanti la perdita di sonno e la modifica delle abitudini alimentari. La perdita del sonno (il termine medico inglese è "sleep desynchronosis"), la conseguente irritabilità, o le
variazioni dell'umore, sono i prodromi di alcuni disagi di cui il più immediato è la cefalea (disturbo oggi finalmente considerato in tutta
la sua gravità), ma che possono giungere a vere e proprie sindromi psico-neurologiche, passando per le influenze sulle azioni (critiche per chi
svolge lavori pericolosi, ma anche per chi guida un'auto). A questi disagi, vanno perciò aggiunti quelli indiretti, come gli effetti di un'aumentata esposizione al rischio di incidente (domestico, sportivo o, ahimé, sul lavoro) come risulta agli statunitensi, che hanno una statistica anche su questo. Tali danni sono tuttavia differenti dalle conseguenze del classico "jet-lag" (che si fonda sul cambio di fuso orario), perché in questo caso il "nuovo" orario cui l'organismo viene sottoposto è coerente con l'ordinario andamento astronomico nella località di riferimento e presto l'organismo vi si adatta (aiutato dalla percezione fisica delle fasi del giorno), mentre con l'ora legale l'ambiente circostante continua evidentemente a "funzionare" come in precedenza, solo con un'ora di anticipo, e l'organismo non riceve segnali chiari e netti di una variazione astronomica che infatti non c'è. Più serio e potenzialmente più grave (se non altro, per la riprovazione sociale di qualsiasi coazione cui si sottomettano i
bambini) è il problema che riguarda gli effetti sull'infanzia. I cambiamenti che l'ora legale causa nella vita quotidiana degli adulti (anzi, tali cambiamenti sono proprio l'obiettivo dell'applicazione di questa misura) finiscono fatalmente, si sostiene, per riverberarsi sugli incolpevoli piccoli, i quali pian piano debbono adeguarsi ai nuovi ritmi e faticano a raggiungere la normalizzazione dei ritmi biologici, che otterrebbero invece proprio quando l'ora legale cessa, costringendoli immediatamente dopo ad un nuovo adattamento in senso contrario. Gli interessati a questa posizione sollecitano l'abolizione dell'ora legale ovvero la sua uniforme applicazione costante durante tutto l'arco dell'anno, eliminando comunque i traumatici sobbalzi di inizio e fine sfalsamento. |
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Non va omessa menzione della posizione che reputa immorale la modificazione dell'ora naturale per opinabili motivi materiali di ordine economico e amministrativo (ed includiamo in questa anche la posizione di coloro che la ritengono blasfema avendo attribuito significati religiosi alle materie astronomiche). In sostanza, da questo punto di vista si definisce l'applicazione dell'ora legale come una sorta di furbesco espediente, pragmaticamente ben più comodo che non l'eventuale sforzo per sollecitare l'adeguamento delle abitudini collettive alla mutata esigenza. In questa visione eticizzante, lo Stato dovrebbe bensì procurare l'adesione (anche forzosa) dei cittadini al sistema orario reputato necessario imponendo esplicitamente un sacrificio espresso (la mutazione delle abitudini di vita), piuttosto che far passare "sottotraccia" un artificio che obbliga i cittadini al medesimo sacrificio facendolo però apparire come un irresistibile evento quasi climatico, di stagione, al quale le norme che impongono l'ora legale potrebbero addirittura sembrare un "efficace" rimedio di un prodigioso governo. In realtà, dicono i contrari, basterebbe sollecitare la gente ad alzarsi prima la mattina, ma siccome questo argomento tutto sarebbe meno che popolare, giacché il sacrificio è sempre meno di moda, i governanti la prendono alla larga, sconvolgendo la vita a tutti per favorire pochi. |
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Tra le obiezioni, va poi riportata quella finalistica, quasi sottintesa in tutte le altre, che smonterebbe il presupposto stesso dell'applicazione dell'ora legale confutandone e disconoscendone le motivazioni: quando l'ora legale fu inizialmente applicata (secondo decennio del Novecento - in Italia nel 1916) la corrente elettrica domestica era talmente poco diffusa, e dunque ancora solo privilegio delle classi agiate, che davvero non poteva parlarsi di struggente esigenza di risparmio energetico, tantomeno da risolversi con l'anticipazione dell'orario generale. Per quanto riguarda l'Italia, le risorse energetiche erano allora sfruttate principalmente per le nascenti industrie; il
74% dell'elettricità era prodotto da centrali idroelettriche, il resto da risorse importate. Per tempi attuali (poiché oggi registriamo di questi indici), si sottolinea inoltre che l'ora legale induce costi
diretti da perdita di efficienza della forza lavoro, che almeno nel periodo immediatamente successivo ai cambiamenti mostra cali di attenzione
e di produttività ed aumentato rischio di incidente. Il problema finalistico si riassume perciò nella non condivisibilità della ragioni addotte a giustificazione della manovra, non trovandosi seria ragione sufficiente per validare questa pratica, e si risolve in alcuni interrogativi (che, almeno per ora, effettivamente non trovano facile risposta). Dunque, posto che alla fruizione di un maggior numero di ore di luce solare meglio contribuirebbe un mutamento delle abitudini individuali (in tal caso proporzionalmente dipendenti dall'effettivo interesse individuale), e visto che non sempre appare ben palesemente dimostrata l'urgenza del risparmio energetico (impellenza che ad esempio non si ravvisava nel 1966, anno sì di flessione, ma non ancora di grave crisi economica), per quale motivo viene imposta l'ora legale? Corollari di questa questione sono altri tre interrogativi:
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Come si vede, le discussioni sono nutrite e non si può negare che qualche interrogativo effettivamente induca a riflettere.
Ottiolu.net è ovviamente a disposizione di chi desideri contribuire con argomenti appropriati.
Effemeridi (da uai.it)
ora legale - i pareri contrari - l'ora legale in Italia - La direttiva CE 84/2000
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